Una mia amica mi manda questa bellissima foto tratta dal
sito www.teatronaturale.it che si occupa di
cultura e coltura dell'olio. Non a caso è una volpe della Maremma dove sto pensando di
trasferirmi a settembre con tutta la banda di quadrupedi......vita in movimento!
“Per uscire dalla crisi –dice Vandana Shiva – bisogna
abbandonare l’austerità e tornare alla semplicità.”
Il futuro dell’uomo è la Terra, la vera terra.
In questi primi giorni caldi vengo avvolta da profumi
dolcissimi di fiori mi sento molto ape e riporto un interessante articolo di
Bertaglio apparso su La Stampa.
15/05/2013
L’Europa
si schiera
dalla parte delle api
Decisione storica
della Commissione europea: nel Vecchio Continente verranno vietati tre degli
insetticidi ritenuti responsabili della drammatica moria di api. Che, in soli
15 anni, hanno subito riduzioni della popolazione fra il 30 e il 90%. Una
vittoria per milioni di ambientalisti e apicoltori che, nonostante le pressioni
dei giganti dell’industria chimica, si sono impegnati per la messa al bando dei
cosiddetti neonicotinoidi. Secondo Jacqueline McGlade, direttrice dell’Agenzia
europea dell’ambiente (Eea), “in base alle evidenze scientifiche raccolte è
assolutamente corretto adottare un approccio precauzionale e bandire questi
prodotti chimici”. Per Syngenta, uno dei principali produttori colpiti dalla
scelta di Bruxelles, la Commissione sta invece facendo un grave errore, e si
“dovrebbe focalizzare sulle reali cause della perdita di api: malattie, virus e
perdita di habitat”.
Dal primo dicembre
2013, tre fra i pesticidi più diffusi al mondo verranno vietati sulle
coltivazioni Ue di mais, colza e girasole, almeno per i prossimi due anni. Una
decisione presa dalla Commissione dopo i risultati di uno studio da lei
commissionato all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). Che, a gennaio, ha rivelato come l’uso degli insetticidi
thiametoxam, clothianidin e imidacloprid sottoponga le api a rischi
inaccettabili. Ma soprattutto dopo la mancata maggioranza qualificata al voto
dei 27 Stati membri: di essi, infatti, solo 15 hanno votato per la loro messa
al bando, mentre 4 si sono astenuti e 8, fra cui l’Italia, si sono espressi a
favore del mantenimento dei tre antiparassitari.
Eppure proprio
l’Italia, insieme a Francia, Germania e Slovenia, già nel 2008 aveva vietato
l’uso di questi prodotti chimici. Con risultati interessanti: da 185 segnalazioni relative alla
moria di api d’allevamento, si era passati a tre nel 2009 e
addirittura a zero nei due anni successivi. Un vero e proprio salvataggio degli
alveari in cui, però, i detrattori del divieto vedono la maggiore criticità di
questa scelta della Commissione, focalizzatasi solo sulla protezione delle api
d’allevamento. Secondo la National Farmers Union britannica, ad esempio, la
regolamentazione europea è inadeguata, in quanto gli imenotteri allevati negli
alveari sono solo una piccola parte delle numerose specie di insetti che,
insieme, rendono possibile l’esistenza del 90% delle piante e di oltre tre quarti
dei raccolti globali.
Più che il famoso
aforisma di Albert Einstein, per cui l’umanità avrebbe solo quattro anni di
vita dall’eventuale scomparsa delle api, sull’inusuale presa di posizione della
Commissione europea - spesso accusata di fare il gioco delle multinazionali -
può avere influito un semplice calcolo economico. Secondo l’Ue, infatti, il
“lavoro” gratuito di questi insetti, senza cui non potremmo avere prodotti come
ciliegie, mele, meloni e zucchine, vale per la sola economia del vecchio continente
circa 22 miliardi di euro all’anno. Ben più di quanto i maggiori produttori
delle tre sostanze vietate, Bayer, Syngenta e BASF lamentano di perdere per il
nuovo divieto: 50mila posti di lavoro e un giro d’affari da 17 miliardi di
euro.
Secondo Agrofarma
(Associazione nazionale imprese agro farmaci), il divieto imposto da Bruxelles
crea solo confusione, allarmismo e drastici cali nella produzione nazionale di
mais. “L’adozione di una limitazione europea comporterebbe un drastico aumento
delle importazioni di mais di origine extra Ue a discapito dell’intera economia
europea”, afferma Agrofarma: “La perdita di raccolto [in Italia] si è acuita a
partire dal 2009, anno in cui è stato sospeso con decreto l’utilizzo di questi
prodotti e che ha costretto il Paese ad importare il 21% del mais dall’estero”.
Esattamente il contrario di quanto accaduto in Francia. La Eea, autrice a
gennaio di un rapporto in cui si accusano le grandi compagnie di avere
interferito anche troppo con le politiche agricole comunitarie, fa presente come, pur vietando dal 2004 l’uso
di alcuni neonicotinoidi su girasoli e mais, il 2007 sia stato “l’anno migliore
della Francia per queste colture in oltre un decennio”. Ciò che più conta per
l’Agenzia europea dell’ambiente, però, è che “qualsiasi analisi economica
dovrebbe prendere in considerazione il valore quasi incommensurabile
dell’impollinazione effettuata da api ed api selvatiche”. Anche perché,
conclude l’Agenzia: “Continuando ad utilizzare queste sostanze chimiche si
rischierebbe di compromettere un servizio vitale che sostiene l’agricoltura
europea”.